Il comparto olivicolo oleario attraversa a livello mondiale un momento positivo e torna a godere di particolare attenzione sia a livello Comunitario sia in Italia. Un trend documentato dalle variazioni positive di consumi e produzioni e, in particolare, dall’analisi dell’andamento crescente delle superfici mondiali investite ad olivo per il periodo 1967-2007, passate dai 3 ai 9,2 milioni di ettari (FAO, 2015).
Dalla metà degli anni '90 l'Italia ha rappresentato, insieme alla Spagna, il principale paese produttore. In Italia, con riferimento all’annata 2011-2012, l'olivicoltura copre 1,1 milioni di ettari che rappresentano il 58% della superficie totale italiana investita a colture legnose permanenti.
Date le condizioni del mercato e l'obiettivo di valorizzare del settore, si rileva il consolidamento di due diverse strategie:
  • differenziazione qualitativa dei prodotti di pregio derivanti dal ricco germoplasma nazionale attraverso la loro caratterizzazione, al fine di incrementare i livelli di prezzo di collocamento delle produzioni.

  • competitività del comparto attraverso l’abbattimento dei costi di produzione grazie a modelli di coltivazione caratterizzati da elevato livello di meccanizzazione; le alternative sono rappresentate dal sistema di coltivazione intensivo oppure dal modello super-intensivo.

 
Entrambe le strade conservano la loro validità nei diversi contesti di produzione, ma decisivo in questo senso risulta l’obiettivo delle aziende circa la gamma di prodotti da collocare sul mercato.
 
  • Le piantagioni intensive, basate su 400-600 piante/ha in forma di vaso (in stile classico e policonico), permettono di ottenere risultati economici positivi, in quanto consentono la completa libertà di scelta riguardo le varietà da coltivare.

  • Il sistema di coltivazione super-intensiva consente una notevole diminuzione dei costi di produzione: si basa su 1.600-2.000 piante/ha allevate ad asse centrale che, data la piccola distanza tra gli alberi (non più di 1,5 m lungo la fila), dà luogo a una vegetazione a spalliera o “a siepe”. In questo modo la raccolta può essere affidata a macchine scavallatrici dalla grande capacità operativa (Rallo e Muňoz-Diez, 2010; Caruso, 2012).


Una delle limitazioni più grandi del modello super-intensivo è che solo alcune varietà - le cultivar spagnole Arbequina e Arbosana, e la greca Koroneki - in relazione alla loro contenuta vigoria, sono largamente utilizzate ed adeguatamente conosciute nel loro comportamento. Per superare questo limite, sono in corso diversi progetti di ricerca per identificare e descrivere altre varietà adatte. In Italia diversi programmi di ricerca stanno valutando l'adattabilità del patrimonio varietale locale di olivo.
 
Dal punto di vista quantitativo, le imprese regionali non risultano competitive in un mercato che conosce la presenza di veri e propri giganti produttivi, e allo stato attuale niente si conosce riguardo il possibile impiego di varietà appartenenti al germoplasma olivicolo regionale sardo in un sistema così innovativo.
Ecco dunque che l’interesse di conoscere le performance agronomiche e di qualità compositiva di dette varietà locali, studiate in parallelo alle varietà internazionali largamente usate nel modello ad alta densità, ci ha condotto fino alla nascita di questo ambizioso progetto.
 
La collaborazione tra il Gruppo Operativo “Nuova Olivicoltura” e il soggetto di ricerca DIPAGR-UNISS ha portato alla realizzazione di un campo sperimentale nel quale si possono ritrovare le principali varietà del germoplasma olivicolo regionale a confronto con il patrimonio varietale utilizzato a livello internazionale per tale sistema.
Si tratta di un esempio unico in Sardegna e, nel contempo, di una grande opportunità per testare le performances del germoplasma locale nel nuovo modello di coltivazione.

 
Obbiettivi del Progetto:
 
  • Valutazione delle performance di alcune varietà appartenenti al germoplasma regionale nel sistema ad alta intensità, in parallelo alle varietà internazionali largamente utilizzate come le due varietà spagnole Arbequina e Arbosana e la greca Koroneki; raccolta di dati biometrici, fenologici, ecofisiologici, produttivi e agrometeorologici in campi commerciali e in campi sperimentali di confronto varietale.

  • Caratterizzazione delle produzioni ottenute dalle diverse varietà e in diversi areali regionali di produzione, attraverso analisi chimiche approfondite (GC, NMR, HPLC ecc.,) da porre in parallelo ai risultati ottenuti per le medesime varietà in altri areali olivicoli a livello globale. Confronto di composizione tra oli ottenuti da varietà locali tra sistema tradizionale, Intensivo e Superintensivo.

  • Implementazione di un sistema di gestione della risorsa idrica collegato alla quantificazione dell’Evapotraspirazione Potenziale/colturale calcolata tramite stazione agrometeorologica per la quantificazione di turni e volumi di irrigazione.

  • Valutazione di un modello colturale studiato per ottimizzare la composizione varietale dei futuri impianti in ambito regionale.

 
Il progetto, dunque, risulta coerente con gli obiettivi e le finalità della strategia di Europa 2020; nello specifico risulta avere quale punto cardine la collaborazione tra imprese e mondo della ricerca in un nuovo approccio interattivo all'innovazione. Lo stesso è promosso e incoraggiato nell’ambito dell’iniziativa denominata “Partenariato Europeo per l'Innovazione "Produttività e sostenibilità dell'agricoltura" (PEI_AGRI).